lunedì 17 settembre 2012

Betrayal at the House on the Libertalia



NOTE PER IL LETTORE
Giochi trattati: Libertalia, Betrayal At House On The Hill;
Partecipanti alle partite narrate nell'articolo: Fabrizio, Guizz, Marco, Federico, Bafio;
Presenti all'OstelloMarica, Claudio, Enrico, Alessandra;

"Ciccio" per Fabrizio è Marco (Ob1)
"Ciccio" per Marco è Fabrizio (l'autore di questo post)


...ovvero come approcciarsi tatticamente alla stessa maniera a due titoli completamente differenti e riuscire comunque a sfangarla.


Domenica sera. Ostello. Sono il primo ad arrivare. 

Dei ritardatari.

Noto con malcelata soddisfazione profondo rammarico che chi è più puntuale di me ha già imbandito il tavolo con l'ultimo arrivato in termini prettamente editoriali, ovvero una scatola di Libertalia. La partita è in pieno svolgimento e non c'è pertanto nessuna speranza di inserirsi in corsa.

Perfetto. Che sfortuna.

Poi arriva Ciccio (al secolo Ciccio, ma qualcuno si ostina a chiamarlo Marco; mai capito perché) tutto contento con sottobraccio la sua copia di Libertalia; si avvicina al secondo tavolo con il chiaro intento di riversarne sopra il contenuto al fine di offrire la redenzione a tutti noi che, a causa della scarsa puntualità, non abbiamo ancora potuto bearci di cotanta ludica bellezza.

"Cosa stai facendo???"
"Preparo Libertalia per giocarci con gli altri che stanno arrivando."
"Ma El Grande non lo hai portato?"
"Si, ma dura troppo e stasera non volevo fare tardi."
"Ma a 'sto gioco in quanti si gioca?"
"Fino a 6, quindi direi che ci stiamo dentro."

Segue pausa di riflessione nella quale escogito un astuto stratagemma con il quale convincere Ciccio a cambiare gioco.

"Ma El Grande non lo hai portato?"

Arrivano anche Guizz, Fede e Bafio (Bafio in realtà era già lì ma non aveva detto nulla di utile alla mia causa) e si inizia a giocare a Libertalia.

Il gioco ha regole e meccaniche molto semplici da spiegare ed apprendere, per cui non sto a ripetervi tutta la pappardella che potete andare a raccattare in qualunque recensione tipo questa (la cui revisione è stata tra l'altro curata proprio da Ciccio - quando si dice accanimento terapeutico). Poi onestamente dopo averci giocato (e vinto) non sono ancora convinto di averle capite...

In estrema sintesi Libertalia sta al mondo della bucaneria (giuro che non è una brutta parola!) come lo scopone scientifico sta ai circoli ricreativi per anziani. Quindi "easy to learn, hard to remember" per andare ancora via lisci con citazioni storpiate. Perché alla fine, se vuoi vincere, e possibilmente facendolo con cognizione di causa, ti devi ricordare le carte giocate dai tuoi avversari. Ma mica tutte tutte, no questo proprio no, in fondo è un gioco user-friendly! Basta che ti ricordi solamente quelle di punteggio più alto, quelle che non possono essere giocate in contemporanea da più giocatori, quelle che se giocate proprio in quel momento potrebbero annullare la tua bellissima combo, quelle con un'abilità speciale che abbinata a quel tesoro possono far fare troppi punti, e se magari riesci a tenere a mente anche i tesori vinti dagli avversari  e il codice del bancomat di tuo nonno in fondo schifo proprio non fa.

Io non mi ricordo neanche cosa ho mangiato a pranzo. Mentre sono ancora seduto a tavola.

Quindi, fatto un piccolissimo e lucido esame di autocoscienza sui miei intrinseci limiti ho deciso di adottare, per la scelta di quale carta giocare ad ogni turno, la sprezzante strategia che qualsiasi trattato scacchistico non esita ad abbreviare con la sigla "a.d.c.", ossia "ad cazzum", con il risultato di portare a casa una immeritatissima vittoria sugli sbalorditi (e per quelli che avevano tenuto a mente tutto ma proprio tutto come sopra suggerito: indignati) avversari.

E alla fine mi sono pure divertito, come si potrebbe divertire quel tizio della pubblicità a cui costruiscono l'automobile intorno mentre si paracaduta-fa rally-va sott'acqua: finché ti va fatta bene...

Conclusa l'esperienza tutto sommato positiva con Libertalia passiamo ad un grande evergreen dei nostri tavoli da gioco: ovvero Betrayal at the House on the Hill, conosciuto volgarmente con il vezzeggiativo di "nemesi di qualsiasi giocatore di german-games".
Perché? E' presto detto: fino a metà partita circa nessuno sa esattamente cosa deve fare, salvo vagare allegramente per un maniero abbandonato e presumibilmente maledetto (chi ha detto: sempre meglio dell'Ikea il sabato?) fintanto che un evento assolutamente casuale attiva uno scenario altrettanto casuale il quale determina (sempre casualmente) quale giocatore debba interpretare il ruolo del traditore e quali siano le condizioni di vittoria di ambo le fazioni, condizioni che quasi sempre vengono soddisfatte mediante una serie di tiri di dado.
Ahhh! Io adoro i giochi con pianificazione strategica a lungo termine come questo!


E' assolutamente superfluo che scriva chi ha vinto perché la vittoria non è assolutamente lo scopo ultimo di questo gioco.

5 commenti:

  1. Non dire chi ha vinto ma dire che la Morte è morta fa il suo effetto!
    La sfiga é che la morte la giocavo io!!!

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  2. Devo dire che leggendo avevo scambiato i due "ciccio" e non avevo capito bene bene bene.... Ora è tutto più chiaro!!!!:-)

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  3. E il casino decuplica quando andiamo dal Pet che chiama chiunque "Ciccio"!!!
    ;-)

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  4. Si, ma lui lo fa perché non ricorda i nomi delle persone.

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  5. Ciccio, se Ciccio non ricorda il nome di Ciccio non è mica un problema mio... Io lo so bene come mi chiamo!
    ...mmm...
    ...dunque...
    Ah! Si: Ciccio!

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